Oggi in edicola “Fango” del fumettista Barchi
Si racconta l’alluvione e «un popolo formidabile come un film a fumetti»
«Non ci ho pensato troppo: ho visto cos’era successo e sono partito”. Valerio Barchi spiega così, in due parole, perché a un certo punto ha deciso di dare una mano, all’indomani dell’alluvione in Emilia-Romagna. Il fumettista romano, ma giramondo d’indole (classe 1985, ha trascorso 12 anni in viaggio attraverso Europa, Asia e Australia) , ha deciso così di raccontare la sua esperienza. Il risultato è “Fango”, un intenso graphic novel, narrato ben bilanciando il dramma vissuto in quei giorni con il sollievo dato dalla speranza e dalla fratellanza. Il libro di Barchi edito da Gruppo Sae Editore è da oggi in tutte le edicole dell’Emilia Romagna.
Quali sono state le difficoltà più grandi, per voi volontari?
«Parlo a nome mio. Ovviamente, difficoltà fisiche, nello svuotare cantine e box pieni di fango. Ma anche mentali, la frustrazione di non poter fare di più di quanto fosse oggettivamente possibile».
C’era anche l’aspetto psicologico da preservare.
«Sì. Lì per lì non me ne rendevo conto. Il secondo giorno sono venuti alcuni psicologi della Protezione Civile a rassicurarci che erano a disposizione anche per noi, ma la prendemmo con ironia. Però, evidentemente, i drammi degli altri finiscono per coinvolgere anche te, più di quanto te ne possa rendere conto. E così, il giorno in cui ho lasciato Sant’Agata sul Santerno, il paesino in cui sono stato dodici giorni come volontario, ho avuto un vero e proprio crollo».
Cos’ha insegnato questa esperienza?
«Che siamo un popolo formidabile quando succede un fatto di questo tipo. Individualisti e opportunisti in tempi di pace, fratelli in emergenza».
Uno dei momenti più intensi del fumetto è quando una signora anziana piange la perdita delle foto dei fratelli, temendo di scordare i loro volti.
«Ci sono stati tanti episodi di questo genere. Chi era ai piani terra ha perso veramente tutto: mobili, album fotografici, quadri, gli oggetti di una vita. Però c’era anche chi aveva in qualche modo acquisito una nuova consapevolezza e dava minor peso alle cose, invitandoci a buttare via tutto. Per chi come noi non era coinvolto in prima persona era facile filosofeggiare sulla futilità degli oggetti. Ma quando erano gli alluvionati a fare questi ragionamenti, ti rendevi conto della forza di spirito di questo popolo».
Da un punto di vista dello stile, il taglio cinematografico delle tavole dà un bel ritmo alla narrazione, rendendola avvincente.
«É da poco che ho cominciato questo percorso da fumettista, ma posso dire che quando immagino le scene, e poi una storia, mi viene in mente così, proprio come se fosse un film. Mi viene naturale quindi sceneggiare in questa maniera, che effettivamente è cinematografica. Tanto che a volte penso che forse, se avessi avuto i mezzi, avrei fatto il regista»l