La Nuova Ferrara

L’anniversario

Straferrara, una storia lunga 93 anni: «In scena dal 1931, sempre in dialetto»

Maria Cristina Nascosi
dal film \'PATERNICILINA\' 
 - Foto di scena di ultimo spadoni, giuseppe simoni ebeppe faggioli
dal film \'PATERNICILINA\' - Foto di scena di ultimo spadoni, giuseppe simoni ebeppe faggioli

Cici Spadoni, figlia del fondatore Ultimo, ripercorre un’epopea ferrarese

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Ferrara La Straferrara, la più antica compagnia ferrarese di teatro dialettale, il 14 agosto compirà 93 anni. Fondata nel 1931 da Ultimo Spadoni, portata avanti poi da Beppe Faggioli e oggi da Rossana Spadoni Faggioli, per tutti Cici. Rossana, figlia del fondatore e moglie del suo successore, ricorda con emozione questa lunga epopea ferrarese.

Le origini

«Mio papà faceva già parte di un circolo chiamato L’Estense che si occupava di manifestazioni sportive e culturali a tutto tondo e dove pure mettevano in scena rappresentazioni teatrali, recitando però in lingua italiana con una compagine denominata Filodrammatica Estense», racconta Cici. E prosegue: «Un giorno ebbe l’idea di provare a recitare in dialetto ferrarese. Radunò così un manipolo di persone proprio in quella fatidica data, il 14 agosto 1931, e insieme realizzarono una fondazione. I fondatori furono Mario e Piero Bellini, Renato Benini, Leonina Guidi Lazzari, Arnaldo Legnani, Umberto Makain, Norma Masieri ed Erge Viadana». Da quel momento ebbe inizio l’attività ufficiale della compagnia che, per la prima volta, percepiva introiti, il pubblico pagava, gli attori pagati, tutto in regola. Il primo spettacolo andò in scena giovedì 3 settembre 1931 al teatro dei Cacciatori di Pontelagoscuro con la commedia "Pàdar, fiòl e...Stefanìn" e la farsa, un atto unico, "L’unich rimèdi", scritte entrambe da Alfredo Pitteri, storico autore, tra i più geniali e fecondi, poeta, giornalista, critico, nonché splendido attore e performer. Il successo Il perdurare della sua longevità sempre di grande successo ed impatto con un pubblico quanto mai fedele, da sempre, consiste forse nel piacere di rinnovarsi, magari "rispolverando qualcosa di antico", aggiungendo alla scelta drammaturgica fatta per ricordare un importante anniversario, il sapore di un "classico" - come avrebbe forse asserito anche Thomas S. Eliot. Semplicemente un "qualcosa" nato tempo fa che, tuttora, con qualche intervento mutatis mutandis, è ancora perfettamente up to date, foriero di messaggi e valori oltre il tempo. E così il recupero, l’adattamento, il "tradimento", in termini filologico - linguistici, forse, ma non certo privo di colto spessore e di approccio anche registico - performativo da parte di Massimo Caselli, di un cavallo di battaglia come "Il malato immaginario", dramma di un mostro sacro del Settecento francese qual è Jean-Baptiste de Poquelin in arte Molière sortì, come esito, un lavoro teatrale che l’esperienza di decenni di palcoscenico degli attori della Straferrara fece divenire godibilissimo in una lingua, la dialettale ferrarese, che è comunque lontana, pur se poi non così tanto, dalla sua di originale stesura.

Ottantesimo

Fu rappresentato 12 anni fa, ad inizio 2012, al Teatro Comunale di Ferrara, dove si svolsero in toto le celebrazioni, a quel tempo, dell’allora 80° della storica compagnia; l’opera aveva riscosso il successo che, da sempre, il pubblico ferrarese le tributa: molti gli applausi spontanei rivolti dalla platea e dai palchi quasi al completo alla vis comica espressa armoniosamente dai vari attori, prima fra tutti "Cici" Rossana Spadoni Faggioli che volle per sé la parte di Argante (Argàn) il personaggio principale, per l’occasione - altra eccellente innovazione - divenuto di sesso femminile. Contrappunto incisivo ed opportuno fu pure, per allora, la scelta delle musiche di scena, colte, ma pop - popolari, conosciute, per esser a tutti bene accette - da Vivaldi a Bach a Haendel, quanto mai calzante rispetto alle vicende descritte. Ancora una volta la Straferrara aveva creato un’atmosfera, una magia - la Grande Magia del teatro, come la definiva Eduardo - che aveva avvolto tutti, attori e spettatori, quell’eterno sortilegio in cui la rappresentazione diviene interazione e splendida reciproca carica emotiva, tra spettatore ed attore che, ricevendola, riesce a dare il meglio di sé.

Il libro

Gran parte della storia della compagnia è racchiusa nel libro "I settant’anni della Straferrara - Piccolo percorso tra storia ed immagini di una compagnia teatrale dialettale", pubblicato una ventina di anni fa.