Ferrara, oggi esce il nuovo romanzo di Marcello Simoni "Il teatro dei delitti"
Lo scrittore sempre affiancato dalla moglie Giorgia: «Rapporto cresciuto, mia moglie è entrata in questa mia vita»
Comacchio Oggi esce “Il teatro dei delitti”, il nuovo romanzo di Marcello Simoni. Il prolifico autore comacchiese ha virato da qualche tempo sul giallo, sempre di ambientazione storica. Ma per una volta parliamo della moglie Giorgia Cavalieri d’Oro. Il 6 settembre hanno festeggiato i dieci anni di nozze con la benedizione delle fedi all’Abbazia di Pomposa, dove si sposarono nel 2014. Per l’occasione Marcello è apparso biondo, una delle poche scelte non condivise con la moglie, ormai insostituibile pure nel lavoro di autore: «È la mia prima lettrice - conferma Simoni -, non consegno alle case editrici da una decina d’anni se prima il romanzo non lo ha letto lei. Non è semplice scaramanzia, nasce dal desiderio di condividere quello che faccio con lei; molti pensano che quello dello scrittore sia un mestiere solitario, invece è oggetto di conversazione con familiari e amici, ma in primis con mia moglie. Quello che ero solo coinvolgimento è diventata necessità. Mi dava feedback nella lettura, poi è diventata una sorta di editor, non solo correzione dei refusi, dà consigli sulle idee che funzionano e quelle che funzionano meno. Dal punto di vista professionale il rapporto è cresciuto, al punto che negli ultimi anni gli scrittori esordienti invece di chiedere l’amicizia a me contattano direttamente lei. E poi mi accompagna da sempre in tutti i viaggi, dalle case editrici alle presentazioni, controlla la grafica delle copertine. Un altro modo per farla entrare meglio nella mia vita».
E Giorgia che dice? «Un rapporto lavorativo nato quasi per caso quando ha scritto il primo romanzo, “Il mercante di libri maledetti”, me lo portava a blocchi. Io chiedevo il nuovo, ma lui ancora lavorava... ora leggo tutto, prima dell’invio alle case editrici. Marcello scrive, legge e rilegge, il suo lavoro è perfetto al 99%, è un perfezionista, tutto è farina del suo sacco; ogni tanto scappa qualche refuso, è più brava sua mamma a vederli. Marcello è nato per questo lavoro, quando siamo via per presentazioni vedi che soffre senza la tastiera, ma non stacca la spina, trova lo spunto e vedi che cambia espressione, anche davanti al televisore. Per quanto mi riguarda mi viene tutto talmente naturale che lo faccio volentieri, nessuno alcuno sforzo, d’altronde non saremmo insieme da 23 anni...».
Il nuovo romanzo è ispirato da “Il fantasma dell’opera di Gaston Leroux”, ma come ci dice Simoni è un cosiddetto «cozy crime, uno di quei gialli che hanno questa atmosfera quasi confortevole. Non amando le etichette non sapevo che esistesse questo termine per definire un genere con situazioni che pur essendo macabre, nere, sospette, in realtà hanno sempre qualche elemento che può far sorridere il lettore. Siamo nel Settecento, a Firenze, al teatro della Pergola, realmente esistente: qui c’è la rappresentazione di un dramma in musica, messo in scena il giorno di carnevale del 1794. Succede qualcosa di particolare, una giovane donna a teatro urla, osservando con un monocolo quello che succede sul palcoscenico crede di assistere a un vero e proprio omicidio e l’indagine è affidata al mio personaggio, Vitale Federici. Come già detto, mi impongo limiti cronologici, qui nel giro di poche ore, o di spazio, questo ti impone una scelta di ritmo molto sostenuta e ogni tre pagine deve succedere qualcosa. Questa tecnica narrativa, se vogliamo chiamarla così, è uno strumento che dà maggiore velocità alla trama e diverte me, oltre (si spera) al lettore. In questa indagine Federici promette di risolvere il caso entro la fine del secondo atto».
Realistica l’ambientazione e non solo: «Questo teatro è uno dei primi che si possono definire architettonicamente all’italiana. Questa rappresentazione era una prima assoluta, ho trovato il libretto stampato con dedica al Granduca di Toscana, che cito nel romanzo, così ho utilizzato i nomi di cantanti e staff nominati nel libretto che all’epoca lavorarono a questa opera».
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