Silvio Orlando torna a Ferrara con “Ciarlatani”
Lo spettacolo in scena da venerdì a domenica al Teatro Comunale Abbado
Ferrara Silvio Orlando, pluripremiato attore italiano, sarà protagonista da venerdì a domenica con “Ciarlatani”, spettacolo in scena al Teatro Abbado di Ferrara (corso Martiri della Libertà 5). Il palco, condiviso con Francesca Botti, Francesco Brandi e Blu Yoshimi, sarà cornice di una divertente satira sul mondo del teatro e del cinema. In attesa delle tre repliche, l’attore napoletano si racconta alla Nuova Ferrara.
Ha scoperto il testo grazie a un amico che lo interpretava in Spagna, Javier Cámara. Cosa l’ha colpita?
«Con la mia società di produzione, la Cardellino, sono molto attento al linguaggio e in questi tredici anni ho sempre cercato di trovare le parole giuste per rivolgermi ai nostri contemporanei. Di questo spettacolo mi hanno colpito subito il testo e lo stile libero, in grado di passare dalla malinconia alla comicità senza soluzioni di continuità».
“Comediantes” è il titolo originale, perché è stato tradotto in “Ciarlatani”?
«Prima abbiamo provato con “Commedianti”, ma cercavamo un titolo che avesse a che fare con il teatro. Non è stato facile e dopo diversi test “Ciarlatani” ci è sembrato il più accattivante».
Cosa accade in scena?
«Siamo quattro attori ma interpretiamo diversi personaggi. L’ambiente principale dei due protagonisti, che interpretiamo io e Blu Yoshimi, è quello dello spettacolo. Un primo livello parodistico rispetto al nostro ambiente. Si parte da qui per una riflessione su cosa succede ai nostri contemporanei. Il mondo dello spettacolo oggi è diventato un archetipo a cui tutti si riferiscono, anche chi non lo fa per mestiere».
Si finge spesso per mostrarsi migliori agli occhi degli altri ma anche di noi stessi.
«L’accettazione dei fallimenti è il vero tema dello spettacolo. Oggi, con l’avvento dei social che sono diventati così invasivi, si misura un rapporto col mondo attraverso al numero dei follower. Accrescere questo numero è il sogno di base per l’autorealizzazione».
Credere nei propri sogni, uno slogan che sempre di più si sente nel mondo di oggi.
«Un fenomeno che spesso però porta alla non accettazione della realtà, sviluppandosi poi in forme di disadattamento molto gravi».
Lo spettacolo è rodato da oltre un anno. Che riscontro avete avuto?
«Abbiamo attraversato diverse fasi. Siamo partiti con un grande entusiasmo quando abbiamo iniziato a lavorarci, che si è poi raffreddato e abbiamo capito che stava venendo fuori solo la parte intellettuale dello spettacolo. In questo secondo anno abbiamo ritrovato un’adesione col pubblico».
È già stato a Ferrara in passato...
«È una città apparentemente distaccata, elegante e raffinata, con un passato importante, dove la cultura è uno dei motori fondamentali, soprattutto se fatta in un teatro così meraviglioso. C’è sempre un po’ di timore reverenziale e ci si avvicina con il dovuto rispetto».