La Nuova Ferrara

L’intervista

Ferrara, Arnofi e la musica: un disco su Salieri e concerti in tutta Italia

Ferrara, Arnofi e la musica: un disco su Salieri e concerti in tutta Italia

Il direttore d’orchestra ferrarese racconta i traguardi e le nuove sfide per questo 2025

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Ferrara La città estense la vive per lo più durante le vacanze e nei periodi di pausa tra un concerto e l’altro. Per il resto del tempo Giulio Arnofi, direttore d’orchestra 35enne, si divide tra Milano, Firenze e altre città che lo vogliono sul podio. Proprio ieri sera a Pescara ha debuttato col primo di nove concerti dedicati a Salieri, compositore che visse e operò a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento. È nel segno di quest’ultimo che il ferrarese Arnofi ha debuttato nel mondo discografico. Tra sale d’incisione, teatri e camerini ci siamo ritagliati un po’ di tempo per parlare con lui di questi traguardi e delle nuove sfide che lo attendono nel 2025.
Giulio, partiamo dal suo debutto discografico nel segno di Salieri. Che progetto è?
«Si tratta di un cd che propone due concerti per clavicembalo e orchestra eseguiti al pianoforte da Costantino Catena e una piccola sinfonia detta “Veneziana”, una composizione che Salieri non ha mai scritto come tale, ovvero una collazione di tre brani presi dal suo repertorio operistico e radunati insieme successivamente; in ogni caso il risultato è molto efficace».
Salieri ha composto questi brani quando era poco più che ventenne, com’è stato approcciarsi a lui e cosa ci dice la sua musica oggi?
«Come con ogni autore conosciuto e meno conosciuto, l’approccio è quello di cercare una chiave per leggere le intenzioni dell’autore che ci permetta di cogliere il suo messaggio musicale senza strafare. La musica di Salieri oggi ci racconta di un “cervello in fuga”, di un compositore che ha trovato fortuna all’estero, alla Corte Imperiale Asburgica, portandovi tutta la maestria compositiva italiana».

Nel libretto del cd si legge una citazione interessante di Riccardo Muti: “Senza il trampolino di Salieri, è più difficile comprendere Mozart e i suoi capolavori”. È d’accordo con il Maestro?

«Assolutamente. Salieri fu un compositore dall’alto artigianato artistico che, soprattutto in campo operistico, seppe dare sfoggio nel know-how appreso in Italia diventando un esempio consapevole e inconsapevole per tanti compositori che ebbero talento e fortuna, come Mozart».

Veniamo ai concerti, ieri sera si è tenuto il primo.

«Esatto, ora ci attendono Campobasso, Napoli, Lamezia Terme, Messina e altre città. Andremo avanti fino a fine mese. Condivido questa esperienza con quel pianista raffinato e brillante che è Costantino Catena e con l’orchestra dell’Accademia d’Archi Arrigoni, una realtà giovane e piena di vitalità. Nel programma abbiamo inserito anche il Concerto per pianoforte e orchestra K271 di Mozart “Jeunehomme”: anche noi abbiamo scelto di far incontrare e “scontrare” Salieri e Mozart!».
Che anno sarà questo 2025 per lei?
«Sarà un anno ricco di attività, tornerò come direttore ospite in diverse orchestre con cui ho collaborato negli anni passati e avrò nuovi debutti in nuove orchestre e teatri. Sarà un anno veramente stimolante, ci sono diverse novità importanti in arrivo ma di questo parleremo più avanti».
Cosa significa per lei essere direttore d’orchestra? Sente una responsabilità nei confronti della musica, dei musicisti e del pubblico?
«Per come la intendo io, fare il direttore d’orchestra significa prendere decisioni, talvolta decisioni forti e non sempre condivisibili. Significa prendere una strada, ponderata e studiata in precedenza, e dirigersi in quella direzione. Significa portare tutti i musicisti dalla propria parte per arrivare a quell’obiettivo, anche quelli che non sono convinti al cento per cento. Significa raccontare una storia convincente fatta di suoni e di silenzi, accompagnando il pubblico in territori anche inesplorati della propria mente».
Un musicista si esercita ogni giorno suonando lo strumento, ma un direttore d’orchestra come si mantiene in allenamento?
«Allenando la mente. Per il direttore d’orchestra la maggior parte dello studio è senza orchestra ovviamente, quindi deve saper immaginare nella propria mente i suoni, i timbri, le sonorità, i ritmi, e tanto altro, che la partitura musicale propone. Più il dettaglio dell’immagine sonora è chiaro e dettagliato più sarà chiaro il risultato sonoro suggerito dai movimenti del direttore».
Quando ha deciso di diventare direttore d’orchestra?
«Non c’è stato un momento preciso. Ci sono state tante piccole scelte, consce ed inconsce, che piano piano mi hanno portato, per mia volontà, a fare questo lavoro. Ho diversi ricordi di quando ho iniziato a studiare musica e a vedere i primi concerti in cui c’era un direttore d’orchestra sul palco che suggeriva col gesto qualcosa. Con la coscienza e la conoscenza di oggi, quel giovane avrebbe pensato “fa molto di più di quello che sembra!” ».

Tolti i panni del direttore torna ad essere semplicemente Giulio. Come impegna il suo tempo oltre la musica?

«Leggo: ultimamente mi sono appassionato di economia, è anche un po’ il mio modo di tenermi aggiornato su quello che ci circonda. Mi dedico all’enogastronomia, cucino e cerco nuove cantine e nuovi vini da assaggiare, cosa che faccio anche quando sono in viaggio perché è un ottimo modo per scoprire il territorio».

Mille impegni, il suo “segreto” per rigenerarsi?

«Andare al mare, in ogni stagione, e farmi una nuotata. Per me entrare in acqua è veramente un modo per scaricarmi e rilassarmi al massimo, anche se fuori ci sono 10 gradi. Oppure quando il mare è lontano vado a correre, anche perché da qualche parte bisogna controbilanciare la passione per la cucina!». l