Ferrara, “finta commercialista” condannata a tre anni e mezzo
Una 48enne aveva compiuto diversi raggiri ai clienti di uno studio
Ferrara Tre anni e mezzo di reclusione, oltre a 2.600 euro di multa. Non è tenera la condanna arrivata ieri per Barbara Salani, 48 anni, a processo per truffa, appropriazione indebita, sostituzione di persona ed esercizio abusivo della professione di commercialista.
La donna, assistita dall’avvocato Samuele Neri, era accusata di aver compiuto una serie di raggiri approfittando del lavoro che svolgeva nello studio di un commercialista ferrarese, appropriandosi dei denari di alcuni clienti, che credevano di pagare compensi e debiti, e invece finanziavano le spese private dell’imputata. Una storia iniziata verso fine novembre del 2019 e andata avanti per alcuni mesi fino a che lo studio del commercialista non ha capito che la dipendente aveva iniziato a chiedere soldi ai clienti a insaputa del titolare per pratiche mai svolte, usando il ricavato per spese personali. La ex compagna del titolare dello studio è stata anche lei vittima della finta commercialista che, come emerso nel corso del processo, aveva falsificato una sua firma e le aveva sottratto un documento d’identità per stipulare un contratto a suo esclusivo uso. A dei clienti dello studio, titolari di una farmacia, aveva chiesto dei soldi – 8mila euro circa – come compenso per le pratiche di accensione di un prestito. Prestito mai ricevuto, e tanta rabbia da parte dei clienti, che iniziarono anche a chiamare lo studio e pronunciare parole non proprio di soddisfazione per il servizio ricevuto. Proprio vedendo uno scambio di email tra loro e la Salani, il titolare dello studio e la sua ex compagna iniziarono a capire ciò che la collaboratrice stava mettendo in piedi.
In un altro caso Salani aveva “rubato” il nome a un’altra cliente dello studio e, spacciandosi per lei aveva attivato delle utenze con la società Eon Energia per la propria abitazione a Vigarano. In qualità di collaboratrice dello studio commercialistico, aveva fatto intendere alla donna che avrebbe curato lei una pratica per la regolarizzazione della posizione fiscale con l’Agenzia delle Entrate, si era fatta consegnare mille euro che poi non aveva mai versato allo Stato. Stessa tecnica anche con un’altra persona offesa: anche lei doveva regolarizzare la propria posizione con il fisco e Salani l’aveva indotta a versare il dovuto in due tranche: poco più di 4mila euro la prima volta, 1.800 euro la seconda con due assegni. Anche in questo caso, l’Agenzia delle Entrate non ha visto un euro.
La giudice Alessandra Martinelli aveva accolto la richiesta della difesa di effettuare una perizia calligrafica su alcuni documenti “corpo del reato”, perché ritenuti avere firme false, create da Salani. La perizia ha, in buona sostanza, avvallato l’ipotesi accusatoria, trovando riscontri tra i segni grafici analizzati nei documenti con la scrittura dell’imputata. Un riscontro trovato, ad esempio, in documento che portava la firma della ex compagna del titolare dello studio commercialistico, costituitasi parte civile tramite l’assistenza dell’avvocato Alessandro D’Agostino, che si dice «molto soddisfatto per l’esito del processo».