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Truffe digitali, i consigli per difendere dati e risparmi

Alessandra Mura
Truffe digitali, i consigli per difendere dati e risparmi<br type="_moz" />

Poste Italiane e Polizia oggi danno consigli ai cittadini allo sportello di Ferrara in viale Cavour

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Ferrara Cosa fare, ma soprattutto cosa non fare per evitare di cadere vittima di una truffa telematica? Se la tecnologia ha reso le frodi sempre più sofisticate, il ricorso a supporti informatici ha anche abbassato l’età delle prede e nessuno può dirsi al sicuro di fronte a truffatori molto esperti e organizzati e che agiscono ormai come gruppi criminali transnazionali. La difesa non può che essere la prevenzione e l’informazione, e a questo scopo Poste Italiane e Polizia di Stato - in particolare la Polizia Postale - hanno collaborato a un’iniziativa di sensibilizzazione verso i cittadini che prosegue fino a oggi. Dalle 9 alle 13 nella sede delle Poste centrali di viale Cavour, personale di Poste Italiane e Polizia postale forniscono ai clienti consigli e vademecum antitruffa.

Raggiri (postali o bancari) che, come detto, si sono evoluti rispetto al classico impostore “porta a porta”, e alla versione per così dire “analogica” si è passati quella “digitale”, “dematerializzata” ma non per questo meno insidiosa. Anzi, spiega Alessandra Mariotti, reponsabile Fraud Management Centro Nord di Poste Italiane, «secondo i nostri dati ad essere colpita dalle frodi tecnologiche è per l’80% la fascia d’età compresa tra i 30 e i 50 anni». A essere messe in pratica, interviene Cristina Fagone, dirigente del Centro operativo per la sicurezza cibernetica Polizia postale e delle Telecomunicazioni Emilia Romagna, «sono tecniche di ingegneria sociale, tanto fantasiose quanto pericolose perché puntano a manipolare la vittima allettandola con la prospettiva di grossi e facili guadagni, e agiscono in modo massiccio, come una sorta di pesca a strascico».

Un esempio è quello del falso trading online, dove la preda viene agganciata da sedicenti - ma credibili - broker attraverso mail o messaggi e convinte dapprima a fare piccoli investimenti, che si rivelano redditizi, per poi passare a grosse somme che svaniscono invece in criptovalute. I truffatori sono abili a carpire la fiducia, contattando anche quotidianamente la loro vittima e arrivando, in qualche caso, ad avere accesso al Pc per compiere operazioni da remoto sui conti correnti. Ci sono cascati professionisti, dipendenti o ex dipendenti di banca, perfino qualche esponente delle forze dell’ordine e questo dà la misura della maestria dei criminali. «Mai fidarsi in modo così repentino – ammonisce Fagone – ma compiere le opportune verifiche sui siti di Consob o Bankitalia e denunciare subito operazioni sospette. E in ogni caso fare attenzione alle promesse di guadagni facili».

Un altro fenomeno è quello dello Spoofing, che consente di far apparire come ufficiale e istituzionale il numero di telefono dei truffatori, che in questo modo riescono a spacciarsi per una banca, un’azienda di telefonia o le stesse Poste. Il contatto risulta in questo modo credibile e spiana al truffatore la strada per arrivare al bene più ambito, i dati della vittima: pin, coordinate bancarie e quant’altro. Spesso l’esca è costituita dalla fretta: «I malviventi sono esperti nel creare panico per indurre la vittima ad agire velocemente – spiega Alessandra Mariotti – L’urgenza può essere un conto bloccato, la necessità di prendere subito contromisure per sventare una truffa in atto, magari trasferendo i risparmi su un altro contro “sicuro”. Il tutto con credenziali ingannevoli, ad esempio un sms da Poste.Info che si inserisce tra gli altri messaggi della chat ufficiale, convincendo così l’interlocutore che siamo proprio noi a contattarlo. Una controprova consiste nel richiamare il numero non direttamente, ma ridigitandolo; in questo modo si scopre chi c’è veramente dall’altra parte del filo».

Non è comunque alla facciata esterna che bisogna far caso, ma al contenuto: «Se è una comunicazione allarmistica, e se si chiede di cliccare su un link allora si tratta certo di una frode, e bisogna interrompere tutto. E ricordarsi sempre che il truffatore non può fare nulla senza il nostro contributo, e la migliore difesa è non fare niente, non cliccare link, non spostare soldi. E denunciare». Come quella signora che, telefonino in mano, si è presentata direttamente alle Poste per far visionare il messaggio incriminato, trovando conferma che si trattava di una truffa. «Soprattutto, è bene tenere presente che nessun ufficio postale o banca contatta i clienti chiedendo il Pin, le credenziali o di aprire un link», conclude Mariotti.
La campagna antifrodi proseguirà in altre province della Regione, considerato che «rispetto allo scorso anno, il numero di truffe è diminuito del 63%, a conferma dell’efficacia dell’informazione». Un’iniziativa che vuole essere, chiosa Luigi Muti, direttore provinciale degli Uffici postali di Ferrara «una dimostrazione di vicinanza di Poste Italiane ai cittadini, che trovano nei nostri uffici un punto di riferimento e aiuto per un tema così delicato».