Ferrara, invalido dopo il vaccino anti Covid. Paziente accusa l'Ausl
All'uomo, 79 anni, è stato riconosciuto un vitalizio per gli effetti collaterali dopo la somministrazione di Astrazeneca. L'azienda sanitaria citata a giudizio per negligenza replica: «Nessuna responsabilità»
Ferrara Una malattia e un’invalidità derivanti da uno dei rari gravi effetti collaterali di un vaccino anti Covid-19 (quello prodotto da Astrazeneca, uno dei primi a essere autorizzati). Un indennizzo sotto forma di vitalizio, come previsto dalla legge, di circa 1.700 euro ogni due mesi. Ma il legale di un paziente ferrarese di 79 anni vuole di più. Vuole che l’Ausl venga riconosciuta responsabile e l’ha citata in giudizio per negligenza, imperizia e violazione di legge nella somministrazione del farmaco. Questo perché l’azienda sanitaria non ha aderito alla richiesta di pagare un ulteriore risarcimento (350mila euro) e nemmeno alla proposta di farsi carico delle spese mediche sostenute dal paziente (18mila euro).
Il caso è venuto alla luce giovedì con un articolo del quotidiano La Verità, che ha una posizione nettamente contraria ai vaccini e che si riporta alla richiesta avanzata dall’avvocato Andrea Montanari, legale del paziente e presidente dell’associazione Eunomis, nata nel corso della pandemia e anch’essa quantomeno critica su efficacia e sicurezza dei vaccini contro il Covid-19. Da quanto riportato da La Verità, l’accusa sulle presunte mancanze da parte dell’Ausl ferrarese si basa anche su una consulenza di parte che vede tra i suoi estensori Alberto Donzelli, già consulente di una delle due dottoresse a processo per le false somministrazioni dei vaccini anti Covid, nonché esperto nominato da Fratelli d’Italia nella Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria e a sua volta fondatore di un’associazione molto critica nei confronti dei programmi vaccinali.
L’Ausl chiarisce però il perché non ha dato seguito a quella richiesta risarcitoria: i consulenti nominati dal giudice per acclarare l’esistenza del danno «hanno escluso ogni profilo di responsabilità in capo all’operato del medico che effettuò la vaccinazione e dell’Azienda che ha realizzato la procedura operativa vaccinale per tutta la cittadinanza. Relativamente al consenso informato, i consulenti precisano che era presente e formalizzato nonché conforme a quello previsto all'epoca dei fatti».
L’ultimo appunto è messaggio per gli scettici: «Nel primo anno di somministrazione del vaccino i ricoveri in terapia intensiva per Covid-19 sono diminuiti del 90 per cento».
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