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Spal, il modulo ha fatto flop e adesso che si fa?

Alessio Duatti
Spal, il modulo ha fatto flop e adesso che si fa?<br type="_moz" />

Pregi e difetti del gruppo sono rimasti i medesimi sia col 4-3-3 che col 5-3-2. Il mercato di gennaio dovrà dare una mano decisiva a Dossena

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Ferrara La Spal non sta avendo prestazioni performanti nemmeno quest’anno. I motivi dell’attuale crisi restano tanti, forse troppi. Questioni variegate, dentro e fuori dal campo, anche sovrapposte tra loro. Sotto “accusa” l’anima della squadra, l’atteggiamento collettivo e quella “mission” evidentemente non del tutto sentita dagli interpreti.

Di certo, il problema biancazzurro di oggi, delle settimane e dei mesi precedenti non è e non è stato un qualcosa di riferibile ai moduli o alla tattica. Pregi e difetti del gruppo sono rimasti i medesimi sia col 4-3-3 che col 5-3-2. Qualche partita vinta è arrivata sia con un assetto e sia con l’altro. Idem i pareggi, le sconfitte e le pesanti goleade. Dossena ad un certo punto, tra la cascata d’infortuni e i pericolosi numeri difensivi che stavano maturando, è stato realmente obbligato ad abbandonare il suo 4-3-3 verso un modulo che nella teoria avrebbe dovuto garantire più copertura del campo e filtro difensivo. A sprazzi qualcosa si intravisto, ma anche in presenza del 5-3-2 la Spal ha commesso gli stessi errori di squadra, di reparto e di singoli. Insomma, lasciar la vecchia strada per quella nuova è stato un passaggio pressoché doveroso, ma arrivati a questo punto forse anche i cultori della difesa a cinque (o a tre) si saranno arresi all’evidenza che gli spiragli di un ricercato miglioramento della Spal debbano essere cercati altrove. Giusto per fare due esempi: Nador talvolta appare un baluardo e l’indomani appare inadeguato (soprattutto se non è guidato da Bassoli) e in cabina di regia Buchel o Radrezza faticano nel ruolo di perno basso senza accanto qualcuno che copra parte del campo per loro.

In questo senso il mercato di gennaio dovrà dare una mano decisiva al tecnico lodigiano: possibilmente per tornare a praticare la sua prima idea di calcio, offensiva, sbarazzina e quindi divertente. Se dalla finestra invernale non arrivasse nulla di adeguato, dopo le già disattese aspettative di fine agosto/inizio settembre scorso, sarebbe anche difficile capire la permanenza dello stesso Dossena sulla panchina estense. Un anno fa Fusco era riuscito a porre le condizioni giuste per il ritorno di Di Carlo. Arrivarono elementi funzionali alla costruzione di un modulo tattico (4-4-2) che aveva dato nuova linfa al team. Lì sì, che i numeri contavano davvero.