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Borsari, mister-portiere tuttofare: «L’amore per Copparo e Berlusconi»

Francesco Dondi
Borsari, mister-portiere tuttofare: «L’amore per Copparo e Berlusconi»

Il vice di Cestari ha esordito in panchina vincendo nel giorno in cui ricorreva la discesa in politica del Cavaliere. La domenica dopo ha rispolverato i guantoni: «La passione viene prima di tutto»

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Copparo Era il 26 gennaio 1994 e Silvio Berlusconi annunciava la sua discesa in politica; 31 anni dopo Matteo Borsari, noto estimatore dell’ex presidente del Consiglio, debutta in panchina come primo allenatore della Copparo. «Mi piace pensare non sia stata solo una coincidenza», ammette Borsari, grande appassionato di calcio, spirito garibaldino, ragazzo dall’entusiasmo contagioso.

Partiamo da lì: lei è tra coloro che salvarono la Copparese in Eccellenza. Perché è tornato? «A Copparo ho lasciato il cuore, ho tatuato le coordinate del paese. Quest’anno volevo fare il corso da allenatore per Uefa B e quindi, nonostante alcune proposte, avevo deciso di non allenare. Poi il mio amico Scaramelli, capitano del Copparo, mi ha parlato di Sergio Cestari e del fatto che non avesse un vice. L’ho chiamato subito: facciamo la macchina insieme da Finale Emilia, ho scoperto un uomo eccezionale».
Dicono che quando Cestari è stato espulso lei abbia avuto un sorriso sornione. «Ma no (sorride, ndr). Con Sergio ci confrontiamo sempre. Trascorriamo quasi due ore di auto insieme quattro volte a settimana, ne abbiamo del tempo per condividere. Ho scoperto un allenatore con cui dialogare, che non fa valere le gerarchie. In sostanza non sono solo un vice che mette a terra i cinesini».
Addirittura è tornato a indossare i guantoni da portiere. «Per Copparo farei questo e altro. C’è bisogno di un numero 12, mi metto a disposizione. Poi abbiamo il preparatore che conquistò con noi la salvezza in Eccellenza, quindi è ancora più romantica la cosa».

State vivendo un ottimo momento. «Eravamo una squadra molto giovane. A dicembre siamo riusciti ad alzare un po’ la media dell’età, inserendo alcuni ragazzi di esperienza e credo che si veda. I giovani hanno meno pressione e i risultati sono evidenti. È bello allenarsi così e avere belle prospettive».
A proposito di prospettive: che sogno ha Borsari? «Mi sento più proiettato a lavorare con gli adulti piuttosto che con le giovanili. Mi salvo con una battuta-provocazione: io tifo la Spal, magari quella panchina prima o poi sarà libera per me...».
Lei ha iniziato la sua carriera da mister con Ruggero Ricci. Cosa ne pensa della scelta di dimettersi da Sant’Agostino? «Con il mister avemmo un duro scambio di vedute a Copparo quando ancora io giocavo, o come dice lui “non giocavo”. Ma l’ho sempre ammirato e apprezzato. Un giorno mi ha chiamò dicendo: “vieni a farmi da vice” ed è iniziata la nostra avventura alla X Martiri. Per fare un paragone: io voglio fare l’allenatore e lavorare con lui è come per uno studente che vuole fare l’università e prima di iscriversi trascorre un anno ad Harvard a prepararsi... Anche a Masi mi ha dato una grande mano, qualcuno dice che in me rivedono alcune sue caratteristiche: è un onore».
Ok, ma la scelta di Sant’Agostino. «Credo paghi colpe non sue. È tra gli allenatori più preparati che il calcio ferrarese abbia».